L’elefante

 

Sono lì, nella mia Ambassador-car gialla e nera, una specie di Fiat Millecento, e me ne vado in giro per l’India, nella calda torrida estate indiana di 45 gradi all’ombra, in questa città di quasi 20 milioni di abitanti col mio autista che doma il traffico.

Sono lì, nella mia Ambassador-car gialla e nera e mi fermo al semaforo rosso...

 

Bene: dovete sapere che in India ci sono pochi pochissimi semafori. Ma quando c’è, il semaforo, ed è rosso, può durare ore! Una volta, giuro, a un semaforo rosso di Calcutta, sono rimasto fermo 25 minuti!

La gente scendeva: chiudeva la macchina e andava a fare la spesa. Tornava e il semaforo? Sempre fermo: sempre rosso. Allora andava a trovare un amico, andava a prendere il tè, comprava il gelato ai bambini. Tornava... cambiava una gomma alla macchina… e il semaforo? Sempre fermo. Sempre rosso.

E io sono lì nella mia Ambassador-Car gialla e nera, e all’improvviso… con la coda dell’occhio sento avvicinarsi un’ombra enorme. Ma come? Siamo a Maggio! Non c’è una nuvola in cielo. Mi volto da una parte: sole a picco! Mi volto dall’altra parte e…

un ELEFANTE enorme ha appena accostato la mia Ambassador-car anche lui fermo al semaforo rosso!

Io e l’elefante fermi al semaforo rosso. La macchina del tempo!

In una frazione di secondo faccio un giro nella macchina del tempo! E mi ritrovo nella Mumbai del Medioevo, in quella dei Maharaja, in quella del Settecento. E mentre sono lì che cerco di dare un senso a questa esperienza folle, quasi mistica, un colpo di clacson mi risveglia! Faccio un salto sul sedile. Anche il mio autista si sveglia. E l’ELEFANTE è li con quegli occhi enormi che ci guarda come a dire: “e allora? è scattato il verde! andiamo?”. Il mio autista riparte, sgasando, e l’elefante, anche lui col suo passo flemmatico, eterno, col suo motore primitivo, si rimette in viaggio!


Viaggiare è inseguire bocconi di libertà...