Intervista con Pierpaolo Di Nardo (a cura di Polaris Editore)

Raccontati in una battuta e qualche riga...

“La vita mi ha offerto solo poche occasioni: le ho colte tutte”. “Ho i piedi zingari, li ho sempre avuti, e i piedi zingari vanno, hanno sempre una meta da raggiungere. Da bambino giocavo poco con i soldatini. E poco con le macchinine. A volte un po’ a pallone ma solo quando non ero impegnato a… viaggiare. Il mio migliore amico era l’Atlante. E siccome a 5 anni avevo imparato a leggere, mi soffermavo sulle pagine dell’Atlante a sottolineare i nomi dei Paesi più lontani”. Inizia così il mio spettacolo (Maldindia) sulla mia vita di viaggiatore…

 

Un buon motivo per viaggiare.

Viaggiare per nutrirsi ogni giorno dello sguardo di chi non ci assomiglia. Per mettere insieme diversità con diversità. E scoprire che due diversità che s’incontrano… fanno meno solitudine.

 

Il tuo mondo: quali sono i tuoi luoghi dell’anima?

Ho fatto mille e mille viaggi. E per tanti anni ho sempre cercato un luogo segreto in cui sentirmi a casa. Ma tracciando la mia geografia interiore, quella fatta dei sorrisi e dei volti delle persone con cui ho camminato, mi sono reso conto che è un luogo dell’anima quello che cercavo. Un luogo nascosto nelle stanze segrete di ognuno. Un luogo dell’anima è dove ti senti a casa, e di case uno che ha i “piedi zingari” ne ha tante: i ghat di Varanasi sul Gange; la Valle di Nubra in Ladakh, Himalaya; i bastioni del forte di Jaisalmer, Rajasthan; la campagna attorno a Porto Selvaggio, Salento; i carruggi di Cervo Ligure, Liguria; la Torre Galata di Istanbul…

 

Il tuo modo di viaggiare: mezzi, tempi, compagni…

Adoro il treno. Ho sempre viaggiato in treno. In treno incontri chiunque. Il treno è democratico. Da bambino andavo a trovare i miei nonni in treno, da Torino a Potenza. Da ragazzino andavo a scuola in treno. Da adolescente andavo a trovare le mie fidanzate, in treno in Italia e in Germania. Da grande ho sempre viaggiato in treno soprattutto in Europa e in India. Il treno è lento, ti culla, ti avvolge in un’atmosfera magica, ti porta per le strade delle città, nelle campagne, nelle case della gente. Compagni di viaggio? Una Moleskine per gli appunti e un buon libro. Non ho bisogno d’altro.

 

Gli autori e i libri di viaggio che ami di più.

Sono cresciuto leggendo e rileggendo teatro. Shakespeare era un ottimo viaggiatore… con la fantasia. Ha descritto luoghi precisi forse senza esserci mai stato. E’ la fantasia che mi porta. E’ la fantasia della narrazione che cerco in chi scrive e in chi racconta. Pasolini, Gozzano, Terzani sono i miei maestri: grandi viaggiatori, grandi narratori, poeti, antropologi ma soprattutto curiosi di scoprire il meglio nella diversità.

 

Perché hai scelto di scrivere una, anzi due, guide sull’India?

Mi sono sempre occupato di parole. “Le parole sono importanti. Chi parla male, pensa male, vive male” diceva Nanni Moretti. Ho scritto parole per il teatro, ho scritto parole per il cinema, ho scritto canzoni. Ho sempre raccontato la mia visione del mondo mettendo insieme parole che poi sono diventate gesti teatrali, immagini e suoni. Quando ho scoperto l’India, dopo averla vissuta e attraversata per tanto tempo, avevo bisogno di mettere insieme, in modo organizzato, le parole raccolte nelle mie 30, 40, 50 Moleskine. Polaris è stata una grande occasione: volevo raccontare i miei viaggi in prima persona, parlando di me, e volevo farlo con sentimento e con poesia. Daniele mi ha permesso di fare questo.

 

L’emozione più grande e il momento più difficile nella scrittura della tua guida.

È stato emozionante avere il mio primo libro in mano, accarezzarlo, sentirne la voce, aprirlo e leggere: “a Rosanna e Antonio” che purtroppo quel libro non l’hanno letto e non lo leggeranno mai. Avere però la consapevolezza che il libro c’è e batte con il loro cuore. Quello che è difficile, ma anche emozionante, è iniziare a scrivere: restare davanti al foglio bianco per ore, giorni, settimane e scoprire che se vuoi scrivere… devi leggere. E poi, improvvisamente, ti ritrovi sul muro altissimo di una diga e a un certo punto decidi di aprire tutto e lasciare che il lago che sta a monte diventi fiume impetuoso, inarrestabile, meraviglioso. Così è scrivere.

 

Cosa ti affascina maggiormente dell’India?

In India si approfondisce tutto. Gli indiani s’interessano di tutto. Tu sei li nella tua Ambassador Car che attraversi per ore e ore la campagna, nel mezzo del niente, e all’improvviso senti il tuo Maestro che dice: “ferma ferma ferma” e nel mezzo del niente lo vedi che si dirige a grandi passi verso un punto preciso in mezzo al campo, individua un piccolo arbusto, lo accarezza dolcemente, lo chiama con il suo nome latino e comincia a raccontarti le mille proprietà di quella pianta: le doti curative, la composizione chimica, la reazione che provoca nell’apparato digerente e di come le popolazioni locali la utilizzino nella dieta quotidiana…

 

Tre buoni motivi per viaggiare in India.

1) L’India è in continua evoluzione, perennemente in movimento, cambia in continuazione, e questo è per me un buon modo per interpretare il mondo. 2) L’India è vivere costantemente nella macchina del tempo, mescolando magicamente tutte le epoche: puoi vivere nel Medioevo, nel 300 avanti Cristo e negli anni cinquanta del Novecento: questo è fantastico. 3) L’India è un Paese di una ricchezza spirituale, filosofica, artistica, architettonica, paesaggistica, inesauribile: c’è tutto da imparare.

 

A chi sconsiglieresti un viaggio in India.

A chi viaggia per giudicare le culture altrui. A chi viaggia per cercare risposte. L’India pone solo domande, non ha risposte. L’India, paradossalmente, risponde alle domande ponendo nuove domande.

 

Elementi per un viaggio perfetto in India.

La voglia di imparare che il mondo degli altri non è ne’ migliore ne’ peggiore del nostro ma è diverso. E la diversità è la ricchezza più bella di questa “grande bellezza” che è il mondo.

 

Tre libri in valigia per un viaggio in India.

Verso la cuna del mondo (Guido Gozzano). Un altro giro di giostra (Tiziano Terzani). L’odore dell’India (Pier Paolo Pasolini).

 

Perché scegliere la tua guida Polaris per un viaggio in India?

Prima di tutto perché la collana “Guide per viaggiare” di Polaris è scritta da viaggiatori veri, che amano i paesi di cui parlano, che li conoscono a fondo e che quei viaggi li hanno fatti veramente. Sulle mie guide Polaris (oltre agli approfondimenti storici e filosofici, sulle arti e sui costumi) ci trovi “me in viaggio”: le mie riflessioni, i miei dubbi, le meraviglie che ho provato, le paure, le cose che ho imparato, gli occhi delle persone con cui ho viaggiato, i miei racconti indiani… Le mie guide sull’India sono piene di “MALDINDIA: quella sensazione che ti spinge a non voler mai tornare a casa quando sei lì, e che ti spinge a voler subito ripartire per l’India appena torni a casa”. È di questo che parlo nel mio spettacolo teatrale sull’India che sto portando in giro per l’Italia.

 

Un consiglio da viaggiatore a viaggiatore…

Lasciati trasportare dalle cose dell’India. Il segreto dell’India è questo: lasciarsi attraversare, non trattenere, non fare muro, prendere ciò che ci serve e lasciare andare via il resto. Stai CON e non CONTRO.