THIS IS MY STORY

"La vita mi ha offerto poche occasioni: le ho colte tutte".

Questa è la mia storia...

“Da bambino giocavo poco con i soldatini e poco con le macchinine. A volte un po’ a pallone... ma solo quando non ero impegnato a viaggiare. Il mio migliore amico era l’Atlante. E siccome a 5 anni avevo imparato a leggere, mi soffermavo sulle pagine dell’Atlante a sottolineare i nomi dei Paesi più lontani”. Inizia così il mio spettacolo teatrale sulla mia vita di viaggiatore.

 

Il viaggio è sempre stato per me un modo di essere, di vedere e di interpretare il Mondo. Da bambino viaggiavo con la fantasia sul mio Atlante Geografico, poi in pullman per andare a scuola, in treno o in autostop per saziare i miei piedi zingari,

in aereo per confrontarmi con culture lontane in Asia, in Sudamerica o in Africa.

 

Viaggiamo per cercare altrove quello che ci manca nel posto in cui viviamo, e ogni volta che viaggiamo non facciamo altro che ridisegnare i nostri confini, quei confini che restando a casa, in poltrona, non sappiamo neppure di avere.

Viaggiare è mettersi in discussione, a disposizione del mondo. Viaggiare è accettare di dormire in un letto scomodo, di mangiare cose che non avresti mai pensato di mangiare… Viaggiare è il mio alfabeto: non posso farne a meno.


Ho scoperto l’India

Ho scoperto l’India su una mappa geografica e mi sono ritrovato, ancora bambino, a giocare nel cortile di casa di Sonia Gandhi. Vent’anni dopo sono arrivato in India, forse trasportato da “quel pezzo di me che era già futuro” che in India chiamiamo Karma: “perché il Karma è un seme nascosto dentro: prima o poi germoglia”.

 

Ho viaggiato in Sudamerica per giorni e giorni su una chiatta che trasportava “cargo y pasajeros” sul fiume Ucayali, che poi diventa il Rio delle Amazzoni e ti trasporta sul fiume mito di tutti i fiumi. Ho avuto la fortuna di camminare lungo al decumano

di Leptis Magna e di dormire in una tenda nel deserto dell’Akakus, quando ancora la Libia era un posto dai colori meravigliosi.

 

Ho attraversato a piedi l’altopiano tibetano fino a Lhasa. Ho parlato in tibetano con i monaci di Sera e Ganden. Ho raccolto il

riso con le mondine del Tamil Nadu. Ho incontrato guru e truffatori per le strade dell'India e venduto sacchi di pepe alla Borsa del Pepe di Cochin. 

Ho fatto 70 viaggi in India e sull’Himalaya

Dal 1996 a oggi ho fatto oltre 70 viaggi in India e sull’Himalaya: dalle cime innevate del Ladakh fino alla punta meridionale

di Cape Comorin; dalle antiche tribù dell’Orissa alle nuove tribù di Dharavi a Mumbai. Ho viaggiato con i pastori Rabari del Gujarat, bevendo la loro acqua, mangiando il loro cibo, dormendo sotto a una coperta polverosa.

 

Ho vissuto ad Amburgo, Barcellona e Cervo Ligure: tutte città di mare, perché solo davanti al mare puoi liberare lo sguardo e costruire sogni di libertà, immaginando al di là delle onde, laggiù in fondo in fondo… l’America!

 

Ho vissuto in India. Calcutta è una città meravigliosa, è il cuore della Storia dell’India, così come Varanasi ne è la sua Anima,

come Mumbai ne è il Motore del futuro. Solo a Calcutta puoi restare fermo a un semaforo rosso per venticinque minuti e vedere

la gente che scende e va a fare la spesa. 

Ho scritto tre libri sull'India

Ho raccolto le tante cose dell’India che mi porto addosso in due lavori monografici sul Paese:

India del Nord: trecentotrenta milioni di dei e un popolo solo” (Polaris 2003) e “India del Sud: nella terra degli dei” 

(Polaris 2010), raccontando questa straordinaria cultura con aneddoti, ricordi, approfondimenti sulle religioni, sull’architettura, sulla musica, sulla danza e sul teatro, ma anche sullo scontro antico/nuovo, bello/brutto, vita/morte.

 

Nel 2016 è uscito il mio libro di racconti dal titolo "Maldindia: perchè non puoi più farne a meno" (Polaris). 

L'India a teatro

Nel 2013 ho debuttato con il mio spettacolo sull’India, dal titolo Maldindia, in cui racconto la mia vita di viaggiatore

e il mio incontro con l’India, il mio amore per un mondo che “si sente con lo stomaco, con la pancia, con qualcosa che si muove dentro”. Un monologo di 60 minuti, corredato da immagini, musiche e filmati, che ha attraversato piazze e teatri d'Italia per tutto il 2014. 

 

Viaggiare è il solo modo che conosco...

Mi muovo costantemente: viaggiare è il solo modo che conosco per rimanere fermo…dentro.

Mescolo il traffico di Delhi con la quiete degli alberi di Poppi; la modernità di Mumbai con la storia di Trastevere; la luce obliqua di Jaisalmer con quella delle tre del pomeriggio d’agosto di Lecce.

 

Dice Claudio Magris che "si viaggia per tenere sempre tutto in sospeso". E in quello spazio/tempo sospeso sentirsi leggeri,

liberi, in mutamento, in costante divenire: eternamente grati a questa grande bellezza che è il Mondo.

 

Pierpaolo Di Nardo